martedì 13 ottobre 2015

Sulle Parole

Una pista erbosa correva pressoché invisibile nella fitta foresta, ed essi la seguirono, nel suo ripido serpeggiare su per le pendici boscose, fino alla sommità delle creste dei colli che si ergevano nella fertile pianura della grande vallata. Uscirono all'improvviso dal buio denso degli alberi, e si trovarono in una vasta radura colorata di grigio dalla notte. Era circondata su tre lati dai boschi, ad est si apriva uno strapiombo, ove crescevano alberi scuri le cui chiome ondeggiavano nella brezza. Ancor più sotto la pianura si stendeva piatta ed offuscata, dominata dalle stelle.
Tolkien , Signore degli Anelli

Questo passo, tratto dal Signore degli Anelli, ci ha catapultato con una vividezza incredibile dentro il paesaggio che circonda gli Elfi in viaggio. Tutti noi, leggendo una parola dopo l'altra, abbiamo immaginato di trovarci là con gli elfi.

Nella nostra mente è balenata l'immagine di quel fitto bosco (anzi foresta), e abbiamo potuto vedere quel flebile sentiero erboso salire e allontanarsi dal nostro sguardo. Infine ci siamo trovati nella radura, abbiamo visto con la mente i tre lati coperti dagli alberi e abbiamo sentito il vento notturno provenire dalla pianura, dietro quegli alberi scuri.

Come abbiamo fatto? Grazie agli oggetti. Tutti noi abbiamo visto almeno una volta un bosco, e nella mente abbiamo creato l'oggetto "bosco". Quando l'autore ci ha parlato di bosco noi siamo andati a cercare nella nostra mente l'oggetto "bosco" e lo abbiamo subito immaginato.
Certo un bosco non ha sempre le stesse caratteristiche e se abbiamo visto più boschi sappiamo che differiscono per vegetazione, condizioni di luce etc... In mancanza di indicazioni ulteriori abbiamo immaginato il nostro bosco tipo. Quello cioè con le caratteristiche più probabili o quello a cui siamo più abituati.

Possiamo aver pensato a un bosco illuminato dalla tersa luce diurna, ma quando l'autore ha in seguito parlato di buio e notte abbiamo corretto la nostra immagine in base alle indicazioni.

Possiamo dire che gli oggetti sono frutto dell'esperienza personale e variano da persona a persona.

Facciamo ora una breve digressione. Fingiamo di trovarci nel Paleolitico durante l'invenzione della lingua. Abbiamo di fronte due esemplari di homo sapiens che stanno andando in giro in cerca di cibo, quando vedono una tigre. Entrambi si spaventano e uno dei due urla una cosa che assomiglia a "tgre!! tgre!". Gli viene spontaneo. Subito si arrampicano su un albero e si salvano.
Ha appena stabilito una correlazione tra la parola "tgre" e l'oggetto "tigre" già presente nella mente di entrambi.
La prossima volta che qualcuno urlerà "tgre!!" gli altri membri del gruppo sapranno che è meglio scappare, perché sanno che una tigre è nei paraggi.

Non si conoscono le reali modalità di nascita della lingua parlata, ma si presume che l'invenzione della lingua sia stata più o meno così casuale. Le parole sono quindi una convenzione che associa a un oggetto mentale una sequenza di suoni.

Con lo sviluppo delle parole, si è sviluppato un altro fenomeno. Gli oggetti mentali si svincolano dall'esperienza. E di conseguenza l'uomo comincia a creare nuovi oggetti. Tutti sappiamo che cos'è un "unicorno" ma qualcuno ne ha mai visto uno?
Per sapere cos'è un unicorno fai così: prendi l'oggetto "cavallo". Aggiungi la proprietà "ha un corno in mezzo alla fronte". Spesso c'è anche la proprietà "è di colore bianco".

Ed ecco a voi l'unicorno!

Allo stesso modo le madri insegnano ai loro bambini che la "tigre" è "arancione, con denti aguzzi, baffi, occhi gialli e molto pericolosa". La tigre viene definita come somma di oggetti e di proprietà. In questo modo quando un bambino vede una tigre per la prima volta la associa subito all'oggetto "tigre" ---> pericolosa ---> meglio scappare!

Questo tipo di apprendimento non ha l'efficacia dell'apprendimento esperienziale, ma vi prego di fermarvi a riflettere sulla portata di questo fenomeno. Grazie al linguaggio, in pochi anni un individuo può arrivare a conoscere molte più cose di quelle che potrebbe conoscere in una vita di esperienze.

L'altro punto importante è la capacità di creare oggetti nuovi mescolando oggetti e proprietà conosciuti. Questa è la forza inventiva dell'uomo. Quella che ci contraddistingue dagli altri animali.
Il fatto che siamo anche gli unici animali ad aver sviluppato un sistema di comunicazione avanzato può aprire una stretta correlazione fra LINGUA e GENIO INVENTIVO.